Giuly Wilde

Quando avevo dieci anni Giuly Wilde era la mia Amica Immaginaria: una sorta di Indiana Jones al femminile che arrivava laddove non potevo arrivare io, in balia di un mondo che mi faceva sentire invisibile e impotente. Adesso di anni ne ho quasi sessanta; se ho attraversato tanta vita mantenendo una visione sostanzialmente ottimistica delle cose è anche grazie alla scoperta di potere esercitare la mia creatività. Scrivo canzoni da che ero bambina; scrivere canzoni rende chiare a me stessa le emozioni che provo, e mi dà gli strumenti per poterle affrontare. L’esercizio del songwriting è come avere una bussola per orientarsi in una foresta oscura. Mi interessano gli esseri umani e le loro storie, che spesso diventano materia prima per le mie canzoni. Lavoro come assistente sociale da molti anni e la cosa continua a piacermi. Sono dunque un’assistente sociale songwriter di musica indie e “Giuly Wilde” è diventato il mio nome d’arte.

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